Apple e Coca Cola, i messaggi nascosti nel logo

Cosa si nasconde dietro ai marchi più famosi? Una storia, magari occultata da un gioco grafico. Nel caso di Apple, la mela morsicata ha avuto negli anni diverse interpretazioni. E quella più accreditata, il riferimento alla “apple” dei Beatles – molto amati da Steve Jobs – non è quella corretta (anche per questioni di copyright). Dietro al logo del 1977, nato per sostituire quello poco accattivante di un Isaac Newton sotto un albero di mele, si nasconde la parola “morso” (in inglese “bite”, molto simile ai “bit”) e l’allusione al peccato originale, per spingere sull’anticonformismo della prima Apple (a cura di Federico Cella ed Elmar Burchia).

 

Rimaniamo in ambito tecnologico e si trova la geniale scritta Vaio, i computer che erano prodotti da Sony. Nasconde al suo interno l’integrazione tra l’analogico (l’onda formata dalle lettere «v» e «a») e il digitale (il codice binario 1 e 0, rappresentato dalla «i» e la «o»).

 

Amazon: forse uno dei loghi più riusciti. La freccia arancione che collega la «a» alla «z» – a sottolineare la completezza dell’offerta sull’ecommerce – forma anche un sorriso amichevole (con tanto di fossetta).

 

Super cliccata, Wikipedia, l’enciclopedia del Web, è rappresentata da un mappamondo formato da tasselli di puzzle contrassegnati da diversi simboli. Una parte però è sempre incompiuta, perché l’aggiornamento è in continua evoluzione.

 

LG: alcuni sostengono che il logo dell’azienda coreana sia un riferimento a Pac-Man (richiede un po’ di fantasia). Ciononostante, le due lettere formano una faccia che sorride e fa l’occhiolino.

 

Pinterest: nella «P» del logo del social network fondato nel 2010 (dedicato alla condivisione di foto, video ed immagini) è incorporata una spilla. In inglese si chiama “pin” e si riferisce all’opportunità degli utenti di appuntare le immagini sulla piattaforma.

 

Il marchio di auricolari Beats, di proprietà di Apple: la lettera «B» e il cerchio rosso sono stati posizionati per mostrare una persona che indossa le famose cuffie.

 

Usciamo (temporaneamente) dal mondo tech e andiamo su marchi famosi con allusioni grafiche ormai ben conosciute. Ma magari non da tutti. Per esempio Toblerone: il logo del produttore di cioccolato svizzero mostra, sul monte, il profilo di un orso eretto sulle zampe posteriori, che sembra danzare. Il monte è il Cervino. L’orso, invece, è il simbolo della cittadina svizzera di Berna, sede del Consiglio Federale e del primo laboratorio per la lavorazione del cioccolato.

 

Audi: i quattro cerchi nel logo della casa tedesca rappresentano i quattro fondatori nel 1932 del Consorzio Auto-Union. DKW, Horch, Wanderer e Audi, che lo ha poi ereditato.

 

FedEx: trovate la freccia! Punta verso destra ed è nascosta nel logo del colosso delle consegne tra la «E» arancione e la «x»: dà un senso di movimento, di efficienza. Un chiaro messaggio subliminale azzeccato.

 

Coca-Cola: è solo una coincidenza, ma nel logo (tra la seconda «o» e la «l») si intravede la bandiera danese. Una casualità che il colosso ha sfruttato in una campagna del 2013 in Danimarca.

 

Cosa significa «carrefour» in francese? Crocevia. Il logo della catena di supermercati richiama infatti le indicazioni stradali con la «C» visibile in negativo.

 

Formula 1: tra la «F» e l’«1» di colore rosso si nascondono i contorni di un «1» nello spazio vuoto.

 

Gillette: il messaggio qui è difficile da scovare. Tuttavia, si può notare come la «G» e la «i» del nome siano state «affilate», come un rasoio.

 

Bmw: il costruttore tedesco di automobili ha un passato nell’aviazione, ciò che viene ricordato anche nel logo. Le sezioni bianche rappresentano un’elica mentre quelle blu rappresentano il cielo. Non incidentalmente, si tratta anche dei colori della bandiera bavarese.

 

Barilla: nel 1952 l’azienda sospese la produzione del pane per dedicarsi esclusivamente alla produzione della pasta di semola e all’uovo; Erberto Carboni disegnò un nuovo logotìpo incorniciato in un ovale che, per alcuni, rappresenta il chiaro ed il rosso di un uovo sodo tagliato a metà. Segno di genuinità.

 

Legambiente: c’è un cigno ma anche una foglia e una conchiglia. Il cigno verde è opera di Gianni Sassi, grafico milanese che, per la creazione del logo, ha tratto ispirazione da alcune antiche stampe cinesi.

 

Torniamo all’ambiente tecnologico, e allo sfortunato Nintendo GameCube: il logo della quarta console prodotta con poco successo commerciale da Nintendo (nel 2002) non è solo un cubo all’interno di un cubo. La lettera «G» racchiude la «C» visibile in negativo

 

Sun Microsystems: prima di essere acquisita da Oracle, Sun era un importante produttore di computer. Il suo logo è un ambigramma perfetto: può essere letto da qualsiasi parte. Le quattro «S» visibili nel quadrato sono in realtà formate ciascuna da una «U» e da una «N».

 

L’app di archiviazione di “Evernote” sceglie l’elefante come simbolo del programma, vista la nota memoria degli elefanti. E l’orecchio dell’elefante ha una piega, un po’ come quelle che si fanno per lasciare il segno su libri e giornali.

 

Cisco: il logo rappresenta un segnale digitale che allo stesso tempo ricorda la sagoma del Golden Gate, il ponte icona di San Francisco cui fa riferimento il nome dell’azienda.

 

Jelly era una sorta di social network per rsipondere alle domande della rete inventato da Biz Stone, cofondatore di Twitter, nel 2013. Simbologia del logo: una medusa che rappresenta un cervello (quello mega della Rete). L’app non andò bene e Stone ora l’ha rilanciato come un motore di ricerca “intelligente”.

 

Ubuntu: il logo del sistema operativo open source rappresenta tre persone che si tengono per mano e guardando verso l’alto. Il nome, tra l’altro, deriva dall’antica parola zulu «umanità».

 

Picasa: il logo dell’applicazione di Google per organizzare e modificare fotografie racchiude una casa, «una casa per le vostre immagini»

 

Fuori dall’hi-tech, si va in bici. Nello specifico al Tour de France: quella palla gialla nel logo della famosa corsa ciclistica francese non rappresenta solamente il sole estivo. Nella «r» di Tour c’è un ciclista, e la “U” e la “O” precedenti completano la bicicletta su cui sta pedalando.

 

Milwaukee Brewers: le iniziali «M» e «B» della squadra di baseball della Major League Baseball (MLB) americana vanno a formare un guantone.

 

Nbc: nel logo della rete tv americana è nascosto il profilo di un pavone.

 

Unilever: la multinazionale produce praticamente di tutto. E lo mostra nel logo: nella «U» sono disegnati molti degli ambiti in cui è attiva.

 

Museo di Londra: i colori dietro la scritta sono rappresentazioni schematiche dell’evoluzione della pianta di Londra, dalle sue origini ai giorni nostri. Una sintesi visuale di tutto ciò che si può trovare nelle sale del museo della capitale inglese

 

Zoo di Colonia: nel logo non c’è solo l’elefante. Anche una giraffa, un rinoceronte e la cattedrale della città

 

Galeries Lafayette: nel logo un tributo al simbolo della Francia, la Torre Eiffel

 

Via Rail Canada: nel logo delle ferrovie canadesi si intravedono i binari del treno

 

Zoo di Pittsburgh: c’è il gorilla e il leone che si scrutano (negli spazi vuoti) e i pesci che saltano fuori dall’acqua. Una deliziosa illusione ottica

 

Orchestra sinfonica di Londra: le lettere «L», «S», «O» (London Symphony Orchestra) vanno a formare la sagoma di un direttore d’orchestra

 

L’associazione non profit inglese che si occupa di trovare casa agli homeless ha una forma di casa nella “H”.

 

Andiamo sul raffinato per questa società di ricerca di mercato americana: considerando i quadrati blu come “1” e quelli grigi come “0”, in codice binario abbiamo replicato il nome dell’azienda, “80” (sopra) e “20” (sotto).

 

Chiudiamo in dolcezza: la Baskin Robbins produce gelati negli Stati Uniti. Nel nome si legge il numero di gusti proposti, 31!

Fonte: www.corriere.it